Oggi i due trend della vacanza che potremo identificare con la vacanza benessere e da un lato e con quella eno-gastronomica dall’altro rispondono ad un’esigenza comune ovvero la necessità di contatto fisico per contrastare le conseguenze di un progressivo  “sradicamento”dalla materia a cui un’estrema realtà “virtuale” ci sottopone.

Se la possibilità durante una vacanza wellness di sottoporsi a trattamenti e massaggi rende evidente “la ricerca del contatto”, per quanto riguarda la vacanza enogastronomica, ad un primo approccio, non parrebbe chiaro il legame.

Tuttavia senza scomodare sociologhi, psicologi e i vari studiosi del comportamento umano esiste un legame profondo fra cibo e affettività. A partire dall’allattamento del neonato il cibo diventa sinonimo di amore e contatto “fisico” legato alla sopravvivenza di ogni “cucciolo”. Così nella cultura umana il cibo prende il posto delle carezze e degli abbracci e il contatto fisico (a meno che con si traduca in rapporto sessuale) trova nell’alimentazione uno spazio sostitutivo, lecito e incentivato culturalmente.  Tornando alla nostra tesi iniziale, quindi risulta evidente di quanto la lettura delle “mode” di fare turismo sviluppate dalla nostra società riportino  ad uno stesso chiaro concetto di necessità di contatto e riappropriazione della sfera emozionale legata alle sensazioni tangibili.

Anche il “ritocchino” estetico ha radici profonde?

La nostra società ci impone un’accelerazione e le nostre vite sono sempre di più sottoposte a una sorte di centrifuga di tempi e di spazi. Questa accelerazione estrema brucia incontri e relazioni, ogni cosa diventa “usa getta” dagli oggetti alle relazioni  interpersonali. Le cose si usano e si buttano, le relazioni si vivono e si bruciano con tempistiche sempre più brevi. In questa impermanenza delle vita si perdono i punti fermi , tutto ciò che ci radica nel profondo . Ecco io ritengo che sia proprio questa centrifuga e la conseguente mancanza di punti di riferimento certi la causa di questa spasmodica lotta contro il tempo. Come se fermare il tempo su l volto e sul nostro corpo fosse un modo per fermare questa corsa senza meta verso ciò che non si conosce o semplicemente verso  il nulla. Si corre per non essere costretti a fermarsi e pensare. Ecco quindi che rifarsi bocche , nasi , seni e tirare la pelle del viso fino all’inespressività diventa un modo per radicarsi in qualcosa , nella propria immagine , per “innamorarsi” di se stessi proprio come nel mito di Narciso. Ma se L’obiettivo è trovare dentro se stessi il centro assoluto dell’essere, l’edonismo di cui siamo vittime consapevoli ci inganna e così cerchiamo nella nostra immagine quell’unica certezza in grado di darci l’illusione di eternità.  Cerchiamo di mantenere un aspetto bello e giovane per avere un punto fermo in cui poterci riconoscere giorno dopo giorno. E se tutto intorno cambia e si modifica seguendo un accelerazione esponenziale ,almeno il nostro aspetto deve darci almeno un illusione di immortalità poter trovare un “centro di gravità permanente come diceva qualche fa in una canzone  Franco Battiato”.

Articolo di
Cinzia Galletto

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