Un settore in costante crescita si sta affermando a Torino così come nel resto del mondo, come traino di importanti flussi turistici. Stiamo parlando del turismo del benessere. Negli ultimi anni nella città e nei suoi dintorni sono nate nuove Spa e centri benessere per far fronte a una crescente domanda tanto turistica quanto interna…
Eleganti spazi dedicati a massaggi, piscine, hammam sono sorti nelle sale dei più importanti resort alberghieri rispondendo anche ad un’altra tendenza di mercato consolidata quella che registra un forte connubio fra turismo congressuale e spazi wellness. Infatti è in costante crescita la domanda da parte anche di grandi gruppi aziendali di poter realizzare i propri incentive e convegni in luoghi che consentano di intervallare riunioni e meeting con sedute di massaggio e avere grandi spazi a disposizione per il relax e per la decompressione neuro-psicologica. Non stupisce quindi che a Torino, da tempo impegnata attivamente sul versante congressuale, cresca di pari passo l’offerta benessere.
Torino città d’acqua
E’ innegabile l’importanza che l’acqua riveste quando si parla di vacanza benessere, non è un caso che l’acronimo usato per definire resort e hotel con questi tipi di servizi sia Spa, ovvero dal latino salus per aquam. La salute attraverso l’acqua quindi, che significa, non solo l’acqua per immergersi, quella per curarsi o quella termale da bere, ma in senso più generico, l’acqua come elemento necessario per il nostro benessere. Lo sapevano bene i popoli più antichi che per fondare le loro città più importanti sceglievano sempre la vicinanza a corsi d’acqua e vie fluviali. Si può dire che le grandi civiltà del passato sono state fondate sull’acqua vista non solo come risorsa per l’irrigamento e quindi per le coltivazioni del terreno (come accade col Nilo in Egitto) ma anche come mezzo di trasporto, per il commercio e lo scambio fra culture diverse distanti nello spazio (si pensi alla Via dell’Ambra e all’importanza del Danubio).
Inoltre dove c’è acqua c’è vegetazione, parchi e alberi sono una risorsa fondamentale per il benessere. In questo Torino non è seconda a nessuna città italiana, anzi si può considerare fra le principali città verdi-azzurre della nostra nazione. Attraversato da quattro fiumi, il Po, il Sangone, la dora Riparia, la Stura di Lanzo, il capoluogo alpino ha una forte connotazione acquatica che nel tempo ha subito qualche flessione a causa di esigenze di espansione territoriale e per lo sfruttamento produttivo. Esiste oggi un ambizioso progetto Torino città d’acque il cui obiettivo è costruire un grande parco fluviale che unisca le numerose aeree verdi già presenti lungo i corsi d’acqua, per una lunghezza totale di 74 km.
Molti probabilmente conoscono il parco del Valentino: un’ampia zona lungo le sponde del Po; ma si rimane stupiti di fronte ai numeri complessivi: 4 milioni di m2 totali di area verde fluviale, 17500 m2 di aree verdi (una media di 17 m2 per abitante), 65000 alberi lungo i viali e oltre 100000 nei parchi. Le cifre non mentono, basta vivere la città per scoprire che il benessere percepito nasce dalla sua “dimensione umana” dove la natura, per fortuna, gioca ancora un ruolo importante. E’ bello pensare che la domenica mattina si può scegliere di passeggiare a piedi o in bicicletta in un oasi verde a pochi passi dal centro cittadino.
I 50 km di percorsi pedonali in città e le decine di km di piste ciclabili nei dintorni sono un’ottima valvola di sfogo e un vero antistress naturale per una pausa rigenerativa prima dell’inizio della settimana lavorativa senza essere obbligati a lunghi spostamenti in macchina che alla fine rischiano di diventare proprio la principale causa di stress. Torino città delle acque e del benessere quindi, che al completamento dell’ambizioso progetto vedrebbe realizzati 12 milioni di m2 di area verde fluviale.
Un percorso continuo che parte dal parco delle Vallere a sud, con pioppi e salici e prati per far confluire il Sangone al Po per poi congiungersi con il parco Millefonti, tessuto connettivo di Italia ’61 interessato ad interventi di riqualificazione architettonica, si prosegue lungo il Valentino fino ad entrare nel parco della Colletta che si estende tra le confluenze del Po tra la Dora e la Stura per raggiungere infine, la Riserva naturale speciale del Meisino, tra i comuni di Torino e San Mauro Torinese.
Torino, l’Oriente e l’incontro multiculturale
Sin dalla sua nascita Torino è stata una “città incontro” di popoli ed etnie, una città di scambi culturali e fermenti sociali. Torino storicamente ha sempre dettato le grandi linee del rinnovamento e ora più che mai dimostra di sapersi reinventare, di potere cambiare pelle: lasciata la tunica operaia, grazie anche alla performance olimpica è tornata ad essere un centro vivace di incontri in bilico fra arte contemporanea, cinema, architetture barocche, enogastronomia e nuove tendenze…
La città che vanta una presunta parentela con l’oriente e in particolare con il mondo egizio (non è un caso la presenza del Museo Egizio, secondo solo a quello del Cairo) nell’era della globalizzazione, diventa ponte fra le diverse culture e riscopre la sua natura di città delle convivenze etniche. Percorsi fra negozi e realtà con linguaggi diversi, quartieri che sanno di spezie e antichi rituali, un itinerario fra oriente e occidente che si può riscoprire anche nell’offerta delle più nuove Day Spa. Le proposte benessere più rappresentative dell’anima di Torino ripropongono l’incontro di opposti fra la tradizione orientale e l’avanguardia occidentale, un offerta wellness inserita in hotel di charme nel cuore della città dove alta professionalità, ricerca e studio ambientale, offrono pause rigenerative pensate per chi lavora o per chi vuole una pausa per sè da inserire in un pomeriggio di shopping.
La Torino multietnica dalle sue molteplici anime, si scopre passo dopo passo scivolando dolcemente fra le vie del suo centro storico. Da piazza Solferino al Quadrilatero Romano passando per Via Pietro Micca, Via Garibaldi fino ad arrivare alle Porte Palatine e al Borgo Dora: vero cuore della Torino multietnica. Botteghe variopinte raccontano di luoghi e atmosfere lontane fra prodotti dai nomi impronunciabile e preziosi oggetti di artigianato. Il grande mercato di Piazza della Repubblica oggi è un brulicare di volti dai lineamenti esotici e dal diverso colore della pelle. Anche i negozi di uso comune come le macellerie, le panetterie, le drogherie qui diventano oasi specializzate dove trovare prodotti e materie prime provenienti da tutto il mondo.
L’offerta delle spa non è insensibile alla multi etnicità cittadina e alla sua inclinazione orientale. Ci sono hammam tradizionali frequentati per lo più da donne straniere ma anche spa di ultima generazione che ricreano o si ispirano a rituali e ambientazioni particolari. Atmosfere egizie per la nuova Spa dell’Hotel Vittoria, si fa invece un balzo in Marocco andando all’Hafa Hammam delle Porte Palatine. Ma non finisce qui, infatti il più lontano oriente diventa il protagonista della DuParc Oriental Spa: un tuffo fra bagni giapponesi e trattamenti tailandesi per trovare nuovi spazi interiori.
Locali della storia
Non è azzardato affermare che fra gli eleganti tavolini dei famosi caffè torinesi ha inizio la storia dell’Italia. Con il ritorno dei Savoia dalle campagne napoleoniche, si avvia “l’epoca d’oro dei caffè”. Da questo momento fino all’Unità Nazionale i “caffè” giocano un ruolo fondamentale. Diventano i “salotti” ideali per un libero scambio di idee e soprattutto di opinioni politiche. E’ noto che anche il re Carlo Alberto, prima di iniziare la giornata, era solito domandare a suoi fedeli consiglieri che cosa si dicesse al Fiorio. In seguito,anche Vittorio Emanuele e il conte Cavour diverranno assidui frequentatori di caffè e ristoranti per carpire informazioni, commenti e tendenze sulle linee di pensiero più attuali. I caffè saranno poi il punto di ritrovo per ex giacobini, e nuovi democratici, liberali e moderati, così come per i tanti esuli politici che, provenienti da ogni parte d’Italia, arriveranno a Torino per poter esprimere le loro opinioni liberamente.
Anche le farmacie in passato svolgevano un ruolo diverso rispetto ad oggi. Si richiedevano particolari preparati galenici, tisane, tinture, pomate , elisir “miracolosi”, ma quelli degli “speziali di corte” erano anche dei piccoli salotti dove l’acquisto del medicinale spesso diventava il pretesto per scambiarsi opinioni sulla vita sociale e sulla politica.
Mercati
Folclore, aria aperta e la possibilità di fare ottimi acquisti, tutto questo viene offerto dai ridenti mercati rionali. Inseriti nelle piazze e lungo i viali della città costituiscono una vera alternativa allo shopping per negozi. Si può facilmente trovare merce di stok a prezzi molto convenienti. I banchi allegri e colorati attirano l’attenzione anche grazie alle grida dei loro gestori che animano il mercato. Ogni giorno varia la presenza e la distribuzione dei banchi che possono essere fissi o saltuari stimolando la curiosità delle persone che passeggiano per il mercato anche solo per trascorrere il tempo libero. Ogni mercato ha le sue caratteristiche e vale la pena di girare per la città alla ricerca della cosa particolare. Porta Palazzo con circa 1.000 banchi è competitivo nel settore alimentare mentre il Mercato della Crocetta e quello di Piazza Benefica, situati in due delle zone più residenziali offrono tutte le novità dei dettami della moda: accessori, maglie, abbigliamento, scarpe. Sui banchi di piazza Carlina, all’ombra di grossi platani, si trovano soprattutto prodotti alimentari. Lungo Corso Palestro,da via Garibaldi a via Cernaia, si colloca il mercato detto degli “impiegati” perché resta aperto tutti i giorni fino alle 14. Un’occasione da non perdere per gli appassionati, i collezionisti e per i curiosi in cerca di oggetti originali è il mercato del Balon. Lungo via Cottolengo verso Borgo Dora, alle spalle di Porta Palazzo vi si trova di tutto. Nato nel 1735, il mercato delle pulci torinese, ospita il “deballage” dei duecento espositori che visionano e mostrano le novità recuperate nella settimana. Ogni seconda domenica del mese si svolge il Gran Balon gemellato con il “Marchè aux puces” di Parigi. E’ la fiera del “c’era una volta” con mobili, lampade, vestiti, bijou e oggettistica di ogni genere. In questa occasione il mercato richiama espositori, antiquari, appassionati di modernariato provenienti da diverse parti d’Italia.
UN ITINERARIO PER IL CENTRO
L’itinerario suggerito per la zona centro parte dalla ottocentesca stazione di Porta Nuova, edificata tra il 1865 e il 1868 da Alessandro Mazzucchetti e Carlo Ceppi. E’ la stazione centrale della città fatta erigere sul luogo in cui sorgeva la porta in legno voluta nel 1620 da Carlo Emanuele I. Di fronte alla stazione, attraversato il corso Vittorio Emanuele II (una delle arterie più lunghe di Torino), si apre piazza Carlo Felice…
Realizzata tra il 1824 e il 1855 su disegni di Gaetano Lombardi, Giuseppe Frizzi e Carlo Promis, la piazza ospita tra gli altri esercizi commerciali anche alcuni alberghi. Al fondo della piazza inizia la via Roma. La più nota via cittadina, è fiancheggiata da ampi portici e divisa in due tronchi: il primo tratto (da piazza Carlo Felice a Piazza San Carlo), realizzato nel 1934-37, è d’impostazione razionalista con scelte spaziali e monumentali tipiche dell’architettura fascista. La via porticata si allarga in piazzetta C.L.N., con i monumenti al Po ed alla Dora: le due statue in postura distesa, simmetriche rispetto la via, sono opera dello scultore Baglioni. Retrostanti le chiese di San Carlo e Santa Cristina, formano una strettoia obbligata per l’accesso a Piazza San Carlo, da sempre considerata il “salotto di Torino”. La chiesa di Santa Cristina (sul lato sinistro della piazza) risale al 1639 e venne edificata su disegni di C. Castellamonte, mentre la facciata è di F.Juvarra (1716-18).
La facciata della chiesa di San Carlo (iniziata nel 1619) è un rifacimento del 1834 ispirata al disegno juvarriano. Una lettura esoterica individua nella presenza simmetrica dei due fiumi il Po (sole – maschile) e la Dora (luna- femminile) il simbolo di quell’unione degli opposti che vale come presupposto di città magica e misteriosa, in questo caso presente anche nella simbologia delle due chiese gemelle dedicate, rispettivamente, ad un santo e ad una santa).
Dalla piazza C.L.N. (intitolata nel dopoguerra al Comitato di Liberazione Nazionale, che svolse un ruolo determinate nella storia dell’epoca) una breve digressione a destra verso via Lagrange, porta dinanzi l’austera facciata di Palazzo Bricherasio . Il palazzo risale alla prima metà del 1600, con aggiunte successive. Oggi è sede dell’omonima fondazione che periodicamente organizza al suo interno mostre culturali. Le sue sale, che conservano in parte arredi e decorazioni sei-settecentesche, furono teatro per la firma dell’atto costitutivo della Società Anonima Fabbrica Italiana Automobili Torino, la FIAT – l’11 luglio 1899. Poco distante, in via Cavour n°8 è Palazzo Cavour. Eretto nel 1729 su disegno di Gian Giacomo Plantery, il palazzo, oggi, ospita uno spazio espositivo gestito dalla Regione Piemonte. Il 10 agosto 1810 nacque e visse in queste sale fino alla morte Camillo Benso conte di Cavour.
Tornando verso Piazza C.L.N. e proseguendo il nostro cammino troviamo Piazza san Carlo. La piazza, iniziata nel 1640 su disegni di C. Castellamonte si chiamava Piazza Reale e vi si teneva il mercato del grano e del riso. Al centro della piazza è posto il “Caval’d brons” monumento equestre del 1838 raffigurante E.Filiberto nell’atto di ringuainare la spada dopo la battaglia di San Quintino. Ai quattro angoli della piazza vennero dipinti quattro affreschi rappresentanti la Sindone: quello all’angolo con via Santa Teresa è ancora ben conservato. L’intera zona, via Santa Teresa e le vie adiacenti sono il cuore dello shopping “in centro” e sono consigliate per il passeggio alla scoperta di negozi e amene curiosità. Proseguendo lungo i portici, prima di giungere al termine della via, a destra si svolta in via Principe Amedeo per raggiungere via Accademia delle Scienze. A destra sorge il Palazzo omonimo sede dell’Accademia delle Scienze fondata nel 1785 da L.Lagrange, F.Cigna, G.A Saluzzo. Attualmente l’edificio ospita il Museo Egizio * e la Galleria Sabauda*. A sinistra si apre l’elegante piazza che prende il nome dal Palazzo Carignano. Progettato da Guarino Guarini il palazzo fu sede il 18 febbraio del 1861 del primo Parlamento Italiano. Oggi al suo interno si può visitare il Museo Nazionale del Risorgimento* .
Di fronte al Palazzo, il Teatro Carignano che ospitò le prime tragedie del Vittorio Alfieri, legato alla grande tradizione teatrale italiana. Nel laboratorio di Domenico Pepino (adiacente al teatro) fu confezionato il primo “Pinguino” gelato da passeggio morbido e ricoperto di cioccolato ghiacciato. Imitato in tutto il mondo ha reso famosa la gelateria torinese. Dall’altro lato del teatro il Ristorante del Cambio: luogo storico legato ai nomi più illustri del Risorgimento; al suo interno uno specchio-targa indica il posto fisso “strategico” del conte Camillo Benso di Cavour,dal quale poteva osservare tutto senza essere notato. Tornando in via Roma si prosegue fino all’angolo con Piazza Castello. Nell’angolo formato da piazza Castello con via Viotti , una lapide datata 1786, celebra la nascita del Vermuth Carpano, l’alcolico torinese conosciuto e famoso come il gianduiotto e i grissini “rubatà”. In un altro edificio della piazza risiedeva con la famiglia Antonio Fogazzaro, mentre alla pensione Europa soggiornarono Balzac, Flaubert, Melville, Ruskin e Dumas padre. Ampia e quadrata, la piazza fu progettata nel 1584 da Ascanio Vittozzi e oggi rappresenta una armoniosa sintesi di antico e moderno. Giorgio De Chirico l’ha scelta come sfondo ideale per la sua rappresentazione metafisica della realtà, e Guido Gozzano l’ha celebrata per i suoi monumenti: primo fra tutti il Palazzo Madama:“ Nessun edificio racchiude tanta somma di tempo, storia di poesia… Il Palazzo Madama è come una sintesi di pietra di tutto il passato torinese…” mentre L.Tolstoy lo definisce” maestoso e discreto nello stesso tempo” è infatti per metà castello quattrocentesco (fatto realizzare da Ludovico d’Acaja ampliando la preesistente struttura medievale, a sua volta sorta attorno una precedente porta romana, la porta Decumana) e per l’altra metà sfarzoso palazzo seicentesco, la dimora di Madama Reale Maria Cristina. Dietro la scenografica facciata, costruita nel 1718 dall’architetto messinese F.Juvarra, irrompe la memoria storica che vide Palazzo Madama accogliere,dal 1848 al 1865, il primo Senato Italiano.
L’area antistante Palazzo Madama è stata sgombrata dal traffico e dal rumore urbano e al posto sono state collocate fontane e panchine: una vasta zona pedonale dove fare rallentare il tempo e concedersi una pausa ad osservare le rassicuranti quinte dei portici tutt’intorno, le prospettive che si aprono come nuovi universi su via Garibaldi, via Pietro Micca e Via Roma, lasciarsi conquistare dalle sagome eleganti ed ardite della cupole di San Lorenzo, o farsi catturare dalle proporzioni geometricamente perfette della cappella della Sacra Sindone e persino del grande grattacielo delimitato fra via Roma e via Viotti – la torre Littoria di Armando Melis de Villa, 1931-33). E’ inutile cercare la classica entrata se si vuole scoprire la chiesa di S.Lorenzo. Infatti la particolarità dell’opera del Guarini famosa per la sua cupola, e quella di avere un ingresso anonimo, un accesso da un comune portone di un palazzo civile. La facciata progettata dal Guarini non fu mai costruita. Di fianco, a delimitazione dello spazio “reale” la cancellata progettata da Pelagio Pelagi nel 1842 è interrotta dalla presenza di due statue che raffigurano i mitologici Dioscuri.
Secondo la tradizione esoterica, Torino, città occulta, s’inserisce nei due grandi triangoli della magia: in quello bianco con Lione e Praga, in quello nero con Londra e San Francisco. Il cuore bianco della città sarebbe in corrispondenza della Grand Madre (sulla sponda opposta del Po), il cuore nero, invece secondo queste credenze è situato in piazza Statuto. Simbolo di luce e tenebre i Dioscuri come guardiani serbano la linea di un confine immaginario, una porta verso l’invisibile, ma sono anche il simbolo della coincidenza di forze opposte, della magia bianca e di quella nera -essenza della città esoterica. Nelle cavità sotteranee di piazza Castello si ritiene che siano situate le famose Grotte Alchemiche. I più noti alchimisti di tutti i tempi (Paracelso, Nostradamus, Cagliostro, e il Conte San Germain) sembra che, almeno una volta, si siano recati a Torino per tentare , nei meandri del suo sottosuolo, di trovare la pietra filosofale e per compiere esperimenti in un luogo ritenuto particolarmente idoneo. Sul lato di piazza Castello, proseguendo lungo i portici settentrionali si trova l’ingresso alla manica dell’Archivio e delle Segreterie di Stato che ospita, oltre alla prefettura, La Biblioteca * e l’Armeria Reale*.
Il complesso degli edifici fu progettato e realizzato da Filippo Juvarra (1731-34) già con la finalità di conservazione documentaria delle cancellerie di stato. Oggi l’Archivio conserva ancora uno dei patrimoni più cospicui e importanti d’Europa. L’Armeria Reale* è fra le più importanti d’Europa , mentre la Biblioteca si distingue per la raccolta di circa duemila disegni italiani e stranieri : alcuni di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Rembrandt. Sotto i portici della parte opposta della piazza, ci sono ancora alcuni dei bar – ritrovo della mondanità torinese di tutti i tempi. La Confetteria Baratti & Milano* conserva l’atmosfera di un tempo nelle salette tutte specchi e boiserie fra le tappezzerie di raso e i bassorilievi dorati si consumano oggi, come 134 anni fa, le prelibatezze della pasticceria piemontese. Dalle vetrate dell’antica confetteria, un’ambiente stile “Francia Bell’Epoque” sorprende la vista. E’ la Galleria dell’Industria Subalpina: costruita nel 1873 da Pietro Carrera su modello degli eleganti passages commerciali parigini, è realizzata con materiali diversi come ferro, vetro e cemento in un insieme eterogeneo tipico dell’eclettismo dell’epoca. I torinesi la chiamano anche la “galleria del Romano” dal nome del Caffè che un tempo occupava il grane salone sotterraneo dove si organizzavano concerti, oggi sede di un cinema. Tornati sotto i portici di piazza Castello un altro caffé storico ci attende. Il Caffé Mulassano* ha conservato l’eleganza degli arredi d’inizio secolo.
Lo spazio ridotto consente di sedersi agli unici due tavolini posti proprio vicino alle vetrate oppure, appena fuori, riparati dai portici. E’ la sosta per un aperitivo d.o.c.: tramezzini “d’autore” e vermouth, nel rispetto della ritualità e della tradizione. Il porticato della piazza s’interrompe per un breve tratto all’incrocio con la via Po, appena superato si arriva di fronte all’ingresso del Teatro Regio. La facciata è tutto ciò che rimane dell’antico teatro (costruito da Benedetto Alfieri nel 1738-40) che venne totalmente distrutto da un incendio nel 1936. Il nuovo teatro, su progetto di Carlo Mollino, fu inaugurato nel 1973 mentre la moderna cancellata bronzea che precede l’ingresso è opera di Umberto Mastroianni (1994). All’interno del teatro, il foyer si presenta come un grande spazio aperto disposto su tre livelli. Il palcoscenico è per grandezza il secondo in Europa dopo quello parigino dell’Opéra-Bastille. Proseguendo lungo la via Po verso la Grand Madre non si può non dedicare una sosta alla Mole Antonelliana che ospita al suo interno il Museo del Cinema.