Di C. Galletto
Da sempre sono affascinata dall’identità e dalla dimensione del femminile e non solo perchè il genere, ovviamente, mi appartiene ma credo che si debbano approfondire gli archetipi in cui più ci sentiamo affini affinchè la conoscenza ci fornisca il codice per entrare meglio dentro noi stessi. Qui propongo, dunque, una sorta di viaggio all’interno del femminile culturale e religioso . Una ricerca fra archeologia, simbolo, mito e leggenda in grado di fornire una sorta di identikit dell’ARCHETIPO DONNA . I simboli della Dea, le sue caratteristiche, le leggende e i miti nati attorno alla sua figura ci possono fornire una serie di spunti per capire la vera natura del “femminile” primario. Per cercare di riconoscere quella parte di divino femminile presente, in maggiore o minore misura, in ognuno di noi e in tutti i tempi….
Un ricerca partita tanti anni fa dalle mie prime letture sul mondo delle streghe per poi approdare al testo “Il Sentiero della Dea” ed Sonzogno di Phillis Curott la prima a definirsi Wicca – strega, appunto nell’ America negli anni ’70. Uno studio che riaffiora oggi dall’incontro proprio con lei, con Phillis Curott in occasione della riedizione del suo libro oggi a cura dell’editore Venexia. E’ stato un incontro fatto di emozioni e scambi parlando entrambe il Linguaggio della Dea all’unisono, volendo offire degli strumenti e diversi spunti di approfondimento per indagare con una maggiore consapevolezza nel mondo del femminile sacro, per conoscere la Dea e le sue logiche.
Archeologia
Agli albori del mondo , nelle culture più antiche, è il femminile ad incarnare l’archetipo del “divino”. Gea, Asthart, Iside, solo per citarne alcune, sono diverse manifestazioni di una stessa divinità femminile assoluta. Le dee ereditate successivamente dall’Europa antica, come le greche Atene, Era, Artemide, Ecate, le romane Minerva e Diana, le irlandesi Morrìgan e Brigit, le baltiche Laima e Ragana, la russa Baba Yaga, la basca Mari e altre non sono che “veneri” simboli di fertilità e prosperità. Sono dispensatrici di vita e di morte, sono “regine “ o “signore” e tali restano nei credi individuali per molto tempo, nonostante la loro ufficiale detronizzazione, militarizzazione e ibridazione come spose e mogli celesti indoeuropee.
Il tema centrale del simbolismo della Dea si dispiega nel mistero della nascita e della morte e nel rinnovamento della vita, non solo umana ma di tutta la terra e anzi dell’intero cosmo.
La madre natura è essenza di tutte le cose è la creatrice assoluta, una stessa divinità che, nelle sue diverse manifestazioni, incontriamo nelle culture delle civiltà più antiche.
Prima che il Dio divenisse “padre” la divinità femminile regnava – sovrana dall’Anatolia alla Tailandia e nel cuore profondo dell’Antica Europa. Prima dell’ avvento del modello di civiltà patriarcale, i popoli godevano di una struttura matrilineare e ugualitaria perseguendo un’ideologia pacifica fondata sulla pace e sull’amore. Adoravano la Dea in quanto madre e creatrice, come la terra , base della loro economia agraria, e dispensatrice di frutti come la natura. Di quest’epoca purtroppo non rimangono molte tracce, riemerge il suo ricordo nel Mito dell’Arcadia, dell’Atlantide, o nelle rovine di Cnosso, nelle statue e nelle ceramiche, nei resti della civiltà minoica. Un po’ ovunque nell’Europa preistorica sono state rinvenute delle statuette di “veneri” dai fianchi prominenti (steatopigie), dissotterrate negli scavi di un ampia area geografica che va dai Balcani, nell’Europa orientale, al lago Baikal in Siberia; e in tutto l’Occidente da Willendorf, vicino a Vienna, alla Grotte du Pape in Francia.
Nei primi anni ’90 le scoperte dell’archeologa americana Jeannine Davis-Kimball nelle steppe russe, riconducono all’attenzione ad una cultura al femminile. Qui infatti, sono state rinvenute decine di tombe considerate, per la ricchezza degli arredi funerari e delle offerte, come un segno inconfutabile di una società dove le donne, che fossero guerriere, sacerdotesse o dedite alla famiglia, esercitavano chiaramente il monopolio del potere e della ricchezza. Una storia tutta al femminile quella del nostro più lontano passato quindi che emerge oggi grazie all’apporto di diverse studiose (come Marija Gimbutas) che affermano di voler liberare l’archeologia e la storia antica da un logica puramente maschio-centrica. Anche le ultime scoperte ad Alessandria, in Egitto, hanno portato alla luce dagli abissi marini una statua femminile, Iside e scoperto il palazzo regale della regina Cleopatra, come dire la prima e l’ultima sovrana dell’Egitto sono riemerse facendo parlare di loro come colpo dato al timone per cercare di far cambiare la rotta fino ad oggi intrapresa. Ma è soprattutto Iside, la vedova della mitologia egizia a attirare l’attenzione. Una grande mostra a Milano ha celebrato il suo ritorno e la maga di ogni tempo la regina della storia si è affacciata alla fine dell’altro millennio, quasi come una profezia per il prossimo secolo. La grande Madre, materna e terribile, come la luna dalle due facce, racchiude in se i due lati opposti dell’esistenza, la vita e la morte. Piega la natura ai suoi voleri, cinge l’uomo nel suo recinto sacro diventando lei l’unico tramite di congiunzione con l’assoluto. La papessa e la regina dei tarocchi, Tyke, la fortuna dei latini, l’amante inconsolata di Osiride che viaggia da nord a sud per cercare di ricostruire il corpo del marito fatto a pezzi dal malvagio Set . Una dea che secondo Baltrusaitis viene dai ghiacci e da il nome ad una delle più grandi capitali europee Parigi (Baris Isidis: la nave di Iside – indicando con questo la piccola isola dove troneggia ieratica la cattedrale di Mont Madre – dedicata, guarda caso alla figura materna). Anche il conte Cagliostro si costruì in casa un tempio dedicato ad Iside nel settecento. Mozart nel Flauto Magico fa riferimento nel suo Egitto immaginario alle iniziazioni isiache riprese dai riti massonici. Fino ad oggi Iside ha continuato a vivere in maniera sotterranea, avvolta dalla magia e dal mistero, forse potremmo scoprire di più sul suo archetipo, e la dea riapparirà portando con sé i valori di una civiltà gilanica (per dirlo con le parole della Eisler) simboleggiata dal calice della vita, il grembo della madre terra. Ma cerchiamo ora di penetrare un po’ nell’archetipo del femminile.
L’Archetipo del femminile
Il potere dell’inconscio dell’universo femminile si esprime con la visione, il simbolo, il rituale, la poesia e la profezia. Tutte queste qualità della saggezza femminile sono state per molti anni schiacciate dalla visione cattolico-cristiana al cui centro regna sovrano un Dio. La saggezza femminile e materna richiede partecipazione e non un sapere astratto e “imposto”. Alla struttura di un sapere piramidale e dogmatico fa fronte una conoscenza universalmente condivisa e a disposizione di chi ne voglia fare “esperienza”.
Nello sviluppo patriarcale – monoteistico – maschile, tendente all’astrazione, vale a dire nell’Occidente giudaico – cristiano, la dea, come figura femminile della saggezza è stata detronizzata e repressa. I suoi simboli sono stati fagocitati dalla cultura cristiana dove hanno subito una drastica trasformazione nei rituali “maschili” (come ad esempio il battesimo) oppure sono stati posti ai margini della cultura dominante (si pensi al simbolo della Vergine in trono , all’uovo pasquale, al Graal) o addirittura trasformati negli opposti negativi ( come la croce che da primitivo simbolo di fecondazione è diventato simbolo di morte).
Ma torniamo al passato, vediamo dai resti che ci sono pervenuti delle più antiche civiltà del neolitico quale tipo di modello emerge e quale ruolo in questa società era svolto dal femminile, nel sociale e nel sacro . Cerchiamo attraverso il mito, la leggenda e i simboli di fare un a sorta di “Identikit” della DEA, in modo da riconoscere le tracce da lei lasciate nelle diverse culture disseminate agli angoli del mondo.
“Dall’Europa all’Anatolia sono venute alla luce numerose testimonianze archeologiche di un’antica civiltà che oggi ci parla attraverso la ricchezza del suo patrimonio di segni, di simboli, di immagini. Nella civiltà “classica” emergono le tracce sia dell’eredità indoeuropea – con le divinità maschili del cielo (Zeus) e della guerra (Ares), sia l’eredità del mondo neolitico con un sistema simbolico matriarcale di riferimento, confluito successivamente nelle divinità femminili della terra, della fecondità e dell’invenzione (Gaia, Demetra, Persefone, Atena, Artemide, Ecate) . Già nella seconda metà del secolo scorso Johann Jacob Bachofen rese popolare il termine “matriarcato” sostenendo che con molta probabilità nell’Europa antica la linea di discendenza era stata matrilineare”. Riane Eisler “ Il Calice e la Spada – la nascita del predominio maschile “ Pratiche Ed. differenze fra due opposti principi di organizzazione: mutuale e dominatore
Le Leggende
In tutte le culture vi sono leggende di un’epoca remota più armoniosa e pacifica.
La Bibbia parla di un giardino (Eden) in cui regnava l’armonia fra uomo e donna, prima che un Dio “al maschile” decretasse l’inferiorità della donna (nata da una costola) e punita per la cacciata dal Paradiso, avvenuta ‘non a caso’ per sua “colpa”. L’introduzione del senso di colpa, del peccato e della paura da parte della religione monoteista di stampo “maschile” è un discorso profondo e interessante ma questa non è la sede per affrontarlo esiste una grande bibliografia e i grandi pensatori di tutte le epoche ne hanno fatto oggetto di studio e riflessione nelle loro opere.
Il Tao Te Ching, l’antico libro sapienziale cinese descrive un tempo in cui lo Yin ( principio femminile) non era ancora dominato da quello maschile, Yang, un’epoca in cui sopra ogni cosa veniva rispettata e ascoltata la saggezza della madre.
In Grecia l’antico poeta Esiodo (VIII – VII sec a.C.) descrisse una “stirpe aurea”, che lavorava la terra, “in serena tranquillità”, prima che una genia inferiore” introducesse il suo dio della guerra.
E’ comunque facilmente intuibile che le primissime rappresentazioni della potenza divina in forma umana siano state femminili e non maschili. Quando i nostri antenati cominciarono a porsi le eterne domande sulla vita e sulla morte, era davanti ai loro occhi una verità assoluta: che è dal grembo di una donna che nasce una nuova Vita. Da qui ad immaginare una cosmogonia al femminile ovvero una madre terra che genera e da vita ai suoi frutti ed è custode del segreto della vita e della morte (come nei cicli della vegetazione), il passo è breve. Per loro, quindi, deve essere stato naturale immaginare l’universo come una madre dal cui grembo ha origine ogni forma di vita e, nel cui grembo tutto ritorna per poi rinascere
I Simboli (per il cui approfondimento rimando al libro della Marija Gimbutas “il Linguaggio della Dea”)
Ci sono straordinarie somiglianze tra i simboli e le immagini associati in luoghi diversi al culto della Dea, nei suoi vari aspetti di madre, progenitrice o creatrice e vergine o fanciulla. Un’unità religiosa appartenente a tutte le civiltà agricole del neolitico che va dall’Asia Minore all’Europa sudorientale, dalla Tailandia all’America centrale (successivamente). Vediamo di sintetizzare in un elenco i principali simboli della DEA.
Innanzi tutto le
CONCHIGLIE: Nelle grandi caverne – tempio e nelle tombe paleolitiche si sono spesso ritrovate delle conchiglie . Sembra fossero associate ad una primitiva forma di adorazione verso una divinità femminile. Infatti la conchiglia veniva venerata come simbolo della dea grazie anche alla sua somiglianza con l’organo genitale femminile – da cui si genera la vita. La conchiglia quindi era considerata un elemento apportatore di vita. Così come l’
OCRA ROSSA: che veniva sparsa sulle conchiglie sopra il morto rappresenta il sangue (vivificatore) apportatore di vita, o mestruale, della donna.
Al culto della dea apparteneva, già dai primordi, il naturale ciclo della vita, della morte, della trasformazione e della rinascita.
anche i
RITI FUNEBRI – erano un rituale apportatore di vita, strettamente collegato alle statuette (di Venere steatopigia) femminili e ai simboli del culto della Dea.
Così come
CAVERNA -GROTTA: è il simbolo del grembo della Dea, i rituali in essa celebrati erano manifestazioni di partecipazione al processo creativo della terra e delle sue creature. Uno di questi atti consisteva nel dare alla luce gli animali, che nascevano dal suo grembo (sostentamento per la popolazione). Per questo gli animali venivano spesso raffigurati sulle pareti delle caverne.
Anche i
SERPENTI – SPIRALI E FARFALLE: sono simboli della Dea in quanto simboli di metamorfosi. Identificati quindi con i poteri di trasformazione della Dea. Serpente (LA SPIRALE RAPPRESENTA IL SUO DERIVATO ASTRATTO) che muta la pelle e rinasce fa parte delle epifanie della Dea: rappresenta il potere di rigenerazione è il simbolo dell’ energia vitale. L’associazione del serpente alla Dea continua in epoca storica non solo a Creta ma anche in miti posteriori greci e romani come quelli di Atena, Era, Demetra, Atargate e della dea Siria. Lo stesso vale per il medio oriente e l’India. La dea- cobra egizia Ua Zit è la prima creatrice del mondo, la dea di Canaan Ashtoreth, o Astarte, viene rappresentata con un serpente. Nelle leggende greche s’incontra spesso l’uccisione di un serpente da parte dell’eroe maschile: questo voleva rappresentare la sconfitta simbolica del vecchio ordine della Dea (matriarcale). Fino alla cacciata dal paradiso terrestre per colpa del serpente e di Eva che disobbedendo al Dio decide di mangiare la mela – il frutto della conoscenza. Si può leggere il serpente come un antico simbolo oracolare o profetico della Dea.
Altri simboli poi che ricorrono nel “linguaggio” della DEA sono:
CALICE – COPPA: simboli del corpo della Dea – sorgenti di vita. Il vaso, la cornucopia rappresentano i simboli dell’utero primigenio dove avviene la grande trasformazione.
UOVA: rappresentano il miracolo della nascita, il potere di trasformare la morte in vita
TORO: accompagna spesso la Dea in quanto simbolo della potenza della natura. Viene successivamente trasformato nel diavolo con corna e zoccoli dall’iconografia cristiana. L’antico simbolo di saggezza oracolare diviene quindi il simbolo del male satanico. Marija Gimbutas ha messo in evidenza che la forma della testa del toro è anatomicamente identica a quella dell’utero e delle tube di FALLOPPIO della donna..
ACQUA: associazione del principio femminile alle acque primordiali. Dea – apportatrice di pioggia e dispensatrice di latte (Dea egiziana NUT – unità fluente delle acque primordiali celesti – nascita dalle acque della dea greca Afrodite – Venere)
COLORI: perfino i colori nelle civiltà neolitiche matriarcali avevano un significato diverso rispetto al sistema simbolico indoeuropeo (con i suoi dei guerrieri – cavalieri, sovrani del cielo che tuona o risplende o degli inferi paludosi dove le divinità femminili non sono creatrici ma solo delle “veneri” spose di dei celesti). Il NERO – non significava morte o mondo degli inferi ma per la civiltà della Dea era considerato il colore della FERTILITA’ delle grotte umide, del suolo fertile, del grembo della Dea dove ha inizio la vita ( vedi simbologia delle Madonne Nere), il BIANCO – era invece il colore della morte, delle ossa al contrario del sistema indoeuropeo dove bianco e giallo sono colori del cielo splendente e del sole.
Questo culto della Dea è sopravvissuto in epoca storica nella figura della Magna Mater del mondo medio-orientale e greco-romano. Una continuità religiosa riscontrabile in divinità ben conosciute come: Iside, Nut, e Maat in Egitto, Ishtar, Astarte e Lilith, nella Mezzaluna fertile, Demetra, Kore ed Era in Grecia e Atargatis, Cerere e Cibele a Roma. E in epoca successiva nella tradizione giudeo-cristiana possiamo riconoscerla nella Regina del Cielo, nella Shekhina della tradizione cabalistica ebraica, e nella Vergine Maria dei Cattolici.
i Valori e le caratteristiche della civiltà della dea
Quali sono i Valori e caratteristiche della civiltà della Dea?
innanzitutto
L’AGRICOLTURA – Esistono numerosi miti religiosi antichi che attribuiscono esplicitamente l’invenzione dell’agricoltura alla Dea. A partire dalla Dea egiziana Iside, la dea mesopotamica Ninlil, fino alle divinità del periodo classico come Demetra ed Era che continuano a ricevere offerte e doni di grano e prodotti agricoli vari.
La GIUSTIZIA – Maat è la dea egiziana della giustizia. Anche dopo l’imposizione del dominio maschile Iside e la greca Demetra continuano a essere considerate legislatrici e sapienti dispensatrici di saggezza virtuosa, di consiglio e di giustizia.
La CONOSCENZA, la SAPIENZA – Dalle leggende precristiane d’Irlanda apprendiamo che anche i Celti adoravano Cerriwden, dea dell’intelligenza e della conoscenza. Le Parche e le Muse greche, sono rispettivamente applicatrici della legge e ispiratrici di ogni sforzo creativo. Altrettanto dicesi dell’immagine di Sofia, o Sapienza assai diffusa fino in epoca cristiana medievale, insieme a quella della Dea come Madonna della Mercede.
Inoltre sono valori della Dea anche
La VEGGENZA, la VISIONE – Ishtar di Babilonia che successe a Innana era ancora conosciuta come Signora della Visione, Colei che dirige l’Oracolo, la profetessa di Kua. Le dee egizie Hathor e Maat sono conosciute anche come l’Occhio (precedute dalla dea Ua Zit) – simbolo di veggenza mistica e saggezza. Anche il celebre tempio oracolare di Delfi si ergeva in un luogo precedentemente dedicato al culto della Dea. E anche in epoca classica, quando subentrò il culto di Apollo, l’oracolo continuava a parlare per bocca di una donna. Era una sacerdotessa chiamata PIZIA , che sedeva su di uno sgabello a tre piedi, attorno al quale stava arrotolato un serpente – Pitone.
La GUARIGIONE – Iside (che successe a Ua Zit e Hathor) era anche venerata come potente guaritrice. (serpenti intrecciati – simbolo del caduceo – stemma della professione medica) .
E infine
la SCRITTURA – Nelle tavolette sumere la dea Nidaba viene descritta come scriba del paradiso sumero, inventrice dell’arte della scrittura (si pensi che ad es. in alcune culture che hanno mantenuto più intatto l’insegnamento tradizionale ancora oggi la scrittura viene insegnata solo da madre a figlia – vedi popolaz. Tuareg) . Nella mitologia indiana alla dea Sarasvati viene attribuita l’invenzione del primo alfabeto.
Possiamo ora chiederci quali invece fossero
Caratteristiche :della civiltà e dei luoghi dove Dio era Donna
- sviluppo dell’economia agricola nel neolitico – grandi progressi sociali e materiali della tecnologia
- stanziamenti in pianure – senza difese : fanno pensare ad una natura PACIFICA. Scelta dei luoghi in base alla bellezza della posizione, alla bontà dell’acqua e del terreno, e alla disponibilità di pascoli per gli animali.
- Amore per le arti – statuette, fregi, gioielli, incisioni, vasellame con simboli presi dalla natura
- Assenza di immagini che idealizzino la potenza armata, il potere basato su crudeltà e potenza.
Territori della dea: siti neolitici in cui sono state ritrovate statue, tracce e reperti della civiltà della Dea
Anatolia (attuale Turchia) – camini di fata – Catal Huyuk
Bacino mediterraneo – Malta – Ipogeo – santuario per riti iniziatici e profetici (Matter Mattuta)
Creta – Cnosso – unica grande civiltà in cui il culto della Dea è sopravvissuto fino in epoca storica
Cipro – itinerario di Venere
Medio Oriente – sito neolitico di Gerico (Israele)
Siria – Cayonu (statuette di argilla)
India – Harappa e Mohenjo-Daro
Inghilterra – Stonehenge e Avebury
Europa dell’est – Romania – Bulgaria – Slovacchia
Conclusioni
Le Nuove scoperte archeologiche confermano le leggende di un’epoca lontana, prima che un Dio maschile decretasse l’eterna sottomissione della donna all’uomo, ci fu un’epoca in cui l’umanità viveva in pace ed abbondanza. Un’epoca in cui il potere amministrativo e religioso era in mano alle donne. Una civiltà in cui non vi era sottomissione dell’uomo ma reciproca collaborazione. Società di tipo mutuale non fondata sul “comandare” ma sull’ ”elargire”. Dedita alla coltivazione dei campi nel più alto rispetto della natura e dei suoi cicli. Con conoscenze di astronomia, agricoltura e contato con mondi “altri” attraverso stati di coscienza e riti iniziatori che portavano rivelazioni profetiche e / o guarigioni. Una civiltà che apprezzava l’arte come frutto di una mente caratterizzata da una coscienza intuitiva, mistica, incline al fantasticare. Da questa prospettiva, la ricerca contemporanea di un’antica spiritualità perduta può essere considerata sotto una luce nuova ed estremamente proficua. In sostanza, la ricerca di una saggezza mistica, appartenente al passato che oggi tante persone perseguono, è la ricerca del tipo di spiritualità caratteristico di una società a modello mutuale e non dominatore. Significa ritornare a riconoscere la nostra unità con la natura e le sue leggi per una vita armonica nel suo grembo così come avveniva al tempo della Dea. Tutto il fermento attorno la ricerca spirituale a cui assistiamo, può essere interpretato come un effetto sintomatico di un prossimo “RITORNO DELLA DEA” – vera protagonista per una rinascita del nostro mondo. Un ritorno necessario in quanto portatore di valori come l’amore per la terra e quindi il rispetto della natura in tutte le sue forme ed espressioni, un percorso obbligato se vogliamo salvare il nostro pianeta da questa ssurda corsa tecnologica verso l’autodistruzione.
IL FFEMMINILE NELLA CULTURA CATTOLICO – CRISTIANA : LA FIGURA DI MARIA
MARIA rappresenta
Mito riunificatore dell’archetipo delle divinità femminili pagane. Recupera un linguaggio che va oltre il linguaggio strettamente religioso cristiano – cattolico. Maria è una figura con più sfaccettature: rappresenta un “femminile forte” che parla a tutti i devoti usando linguaggio diversi – come madre di Dio parla alle persone più semplici , ai devoti – come madre terra, natura, divinità femminile parla ai più alti livelli esoterici e pagani esprimendo il femminile in tutta la sua ricchezza di valori : saggezza (Throno Salomone), ricettivo, intuito, tramite, ….. Sono parole del Papa Wojtyla “ La bellezza folgorante della Madonna salverà il mondo” . Sarà il valore del femminile , della divinità femminile a salvare il mondo – unico in grado di superare le differenze nelle religioni portando una vera unificazione dei popoli.
La madonna si può dire che sia stata la protagonista della Rivoluzione Russa – Polonia (Solidarnosch)
Erich Neumann “The Great Mother” Princenton University Press N.J. 1955
“Negli antichi riti misterici la Dea rappresentava il potere della trasformazione fisica della “divinità come ruota della vita che gira”, nella sua “totalità apportatrice di vita e di morte.” Ma essa era anche il simbolo della trasformazione spirituale :”la forza del centro, che dall’interno del ciclo procede verso la coscienza e la conoscenza, la trasformazione e l’illuminazione, da tempo immemorabile le mete più alte dell’umanità.”
Bibliografia
Erich Neumann “The Great Mother” Princenton University Press N.J. 1955
Phillis Curott “Il Sentiero della Dea” Ed. Venexia 2012 .
Riane Eisler “ Il Calice e la Spada – la nascita del predominio maschile “ Pratiche Ed.
Massimo Centini “ Le schiave di Diana” ECIG
Tile Giani Gallino “ Le Grandi Madri” – Saggi Feltrinelli
Vicki Noble “l Risveglio della Dea” TEA
H. P. Blavatsky “ Iside Svelata” Armenia
Marija Gimbutas “Il linguaggio della Dea” ed. Neri Pozza
Gabriele La Porta “ Il ritorno della Grande Madre “ il Saggiatore
Robert Graves “ La Dea Bianca” Adelphi
E. Harding “I misteri della Donna” Astrolabio – Roma
Il Mito dell’Aurora
dai testi dei Veda alla donna nel Romanzo Cortese – L’Hortus Conclusus – L’Isola della nascita dell’uomo e della donna
Esiste un mito che si ripresenta pressocchè identico dall’India al Perù: è quello del primo uomo e della prima donna. La storia di Adamo ed Eva della nostra tradizione cristiana ha paralleli e forti similitudini con racconti antichissimi. I primi fanno riferimento ai testi Veda (10.000 a.C. circa). Yama e Yami sono la prima coppia di uomini mortali voluti dal Dio per dare origine alla discendenza umana. Traspare dal mito la preoccupazione brahamanica di non violare la legge compiendo Yama il naturale incesto con la propria sorella, incesto necessario per dar seguito alla umana stirpe. Verso il 4.000 – 3.000 a. C. il mito appare in Perù. Dove i due progenitori , maschile e femminile della stirpe vengono deposti dal dio su un isola del lago Titicaca. Ma esiste anche un’altra versione quasi contemporanea al mito di Adamo ed Eva , quella pagana di Apollo e Artemide che prenderemo in esame come prototipo della nascita del FEMMINILE – LUNARE – puro – della DEA AURORA.
IL MITO
Prendiamo in considerazione ora il mito dell’AURORA
ARTEMIDE
Apollo dio del sole e Artemide dea della Luna nacquero ad Ortigia – il cui nome significa isola delle quaglie. La Quaglia è animale sacro ad Artemide è il simbolo della dea della Lontananza – le quaglie tornano a stormi ogni primavera sulle coste della Grecia.
ARTEMIDE era la sorella gemella di Apollo, col quale aveva molti attributi in comune. Poteva guarire i malati, (DEA della SALUTE), essere causa di morti improvvise, ed erano entrambi divinità di un astro: del Sole – Apollo, della Luna – Artemide. In questa identificazione con la luna Artemide , si era sovrapposta alla figura di Selene , che prima di lei era stata dea lunare. Selene era raffigurata sopra un carro con cui percorreva il cielo trainato da mucche bianche. Ma perché proprio le vacche, quale simbologia riflettono? Con molta probabilità questo particolare simbolo risale ad una tradizione molto più antica . Nei testi Veda, infatti c’è una divinità Usàs – che raffigura l’Aurora anch’essa ritenuta sposa e sorella di Surya (Sole). In molti inni Usas viene rappresentata come una bellissima fanciulla vestita di luce o come una danzatrice (Iside) o ancora come luminosa figura emergente dall’acqua (Afrodite) o mentre caccia le tenebre (Artemide) . Inoltre è detta anche “madre delle vacche” – la vacca è il simbolo vedico della luce spirituale (in Vedico Gauh “go” significa sia “vacca” sia “raggio di luce”) – dell’illuminazione interiore. Usas quindi è Madre dei raggi della Luce, ha creato la percezione visiva della mente, cioè l’immaginazione creatrice, è il potere di conoscenza inerente all’essere nel Vero, percezione intuitiva, potere dell’immortalità. Questa divinità femminile della religione vedica bene sembra fornire il prototipo a tutte le diverse divinità femminili occidentali a partire da Iside- Hathor che maggiormente le si accomuna.
Usas – Mater Matuta – Rig Veda
Iside – Tyche – egizi
Artemide
Diana
Selene
Ishtar – Sumeri
ARCHETIPI E SIMBOLI DEL FEMMINILE – ALCHIMIA
l’argento, metallo nobile ma alterabile è paragonato alla luna. Mobile, dall’aspetto mutevole capricciosa nella sua avanzata fra le costellazioni.
Esalta e rappresenta il femminile. Le sue fasi di crescita e decrescita ricordano il ciclo umano di nascita, vita e morte. L’astro scompare completamente dal cielo per un periodo (luna nera) come chiusa nel mistero della morte e della nascita che bene si adatta al carattere femminile che chiude dentro di se il mistero del concepimento e il potere della vita. L’intelligenza emotiva femminile più variabile e sensibile bene segue la mobilità delle fasi lunari.
Così si possono riassumere le idee rispettivamente evocate dai segni dei due grandi luminari celesti:
SOLE –
Maschio | Attività | agente | luce irradiata | ragione |
Osiride | Jakin | oro | Fissità | Inalterabilità |
LUNA –
Femmina | Passività | paziente | luce riflessa | immaginazione |
Iside | Bohas | argento | mobilità | mutabilità |
Il segno del sole è sempre identico a se stesso mentre la falce di luna può avere le punte rivolte
in alto – significa il trionfo su ciò che è al di sotto
in basso – significa l’asservimento a ciò che sovrasta
La croce è il segno più elementare e spontaneo, un’analfabeta la usa come firma. E’ la Tau arcaica dei Fenici. Il suo nome in semitico significa segno, intaglio, lettera per eccellenza.
Questo segno universale si compone di due tratti uno
orizzontale – disteso, femminile l’atro
verticale – eretto, attivo, azione dell’energia maschile che penetra e feconda
Contrariamente a ciò che convenzionalmente si pensa quindi , non è un simbolo di morte ma un segno di vita, di congiunzione fecondatrice e di potere realizzatore.
Posizioni: posta al di sopra di un segno la croce indica una perfezione raggiunta (es. sopra al globo imperiale, emblema del potere supremo)
posta al di sotto indica invece un lavoro da effettuare, virtualità latenti da esplorare.
Inserita nel cerchio la croce anima la sostanza primordiale e la trasforma in fluido vitale in questo caso si ha il simbolo del verderame degli alchimisti a rappresentare quella condensazione della vita tipica dei vegetali (fogliame e verdura). In tutto ciò che è vivente l’attivo e il passivo si combinano in proporzione variabile a seconda dei regni.
3 . TRIANGOLO
E’ la forma base per la simbologia degli Elementi degli Ermetisti (Fuoco – Aria – Terra – Acqua).
Con il vertice rivolto verso il basso indica l’acqua, la donna come matrice universale , delta della fertilità. La terra se attraversato da una linea orizzontale che appesantisce e solidifica l’acqua.
Con il vertice rivolto verso l’ alto indica il fuoco , la montagna cosmica, esemplificata in Egitto dalla piramide. Era in antichità il simbolo della dea Tanit un segno di dominio sulle forze della natura. Rappresenta inoltre l’occhio tutelare contro le energie negative del cosmo.
Gentile Danny grazie e felice che il mio articolo le sia piaciuto. Le lascio la mia email per un contatto personale cinzia.galletto@gmail.com
Complimenti per questo articolo.
Sono Danny Smaila presidente di una associazione che sta promuovendo progetto Afrodite Diversity Is Trendy. Women First.mi piacerebbe avere un contatto con autore di questa scrittura per confronto, perché no organizzazione di evento culturale sulla tema.
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Una Dea Madre – Dea dei serpenti – è raffigurata in un altorilievo di un antico portale murato nella chiesa di Sant’Egidio Abate di Linguaglossa (Catania). Purtroppo una errata interpretazione da parte di un pseudostorico del settecento e della Sovraintendenza delle Arti di Catania sostengono che trattasi di una sirena bicaudata. Detto altorilievo rappresenta chiaramente il volto di una donna che stringe tra le mani a braccia aperte due serpenti chiaramente visibili – una biscia e una vipera – molto somigliante alle statuine rinvenute a Cnosso. Si tatta di un reperto di immensa importanza, che sta andando in rovina, senza nessuna protezione. Può qualche esperto di archeologia intervenire per salvarlo e studiarlo?