Il Pellegrinaggio

di Cinzia Galletto

Una delle forme più antiche di viaggio è quello che oggi potremo identificare come “Turismo Sacro”: Il pellegrinaggio religioso. Grandi Raduni Religiosi si svolgevano in momenti e luoghi particolari sin dai tempi più remoti. Fra le varie motivazioni in grado di spostare, in tempi non facili le masse dei pellegrini si possono ricordare: il partecipare ad alcune feste particolari; il recarsi nei luoghi dove la presenza dell’oracolo poteva fare previsioni e divinazioni (Zeus a Didone e Apollo a Delfi); andare nei luoghi sacri per ottenere guarigioni. Grande importanza rivestivano i SANTUARI che sin dall’antichità venivano ubicati in luoghi scelti oculatamente per la purezza dell’aria, dell’acqua, della natura. Qui oltre le cure, i malati trovavano facilitazioni di soggiorno e persino divertimenti…

Il Pellegrinaggio Cristiano

Una prima rivoluzione nelle tradizioni avviene quando lo spazio culturale è ristrutturato secondo la visione cristiana. Da sempre l’uomo ha intrapreso lunghi viaggi verso mete ritenute sacre. Il pellegrinaggio in questi luoghi caratterizzati dalla manifestazione del divino, rappresenta, una costante comune a tutte le religioni. Prima della nascita di Cristo, il paesaggio culturale era stato definito dalle gesta di uomini leggendari e storici, che con le loro azioni avevano dato al mondo una rete di significati: Ercole con i suoi viaggi in Spagna, nella terra dei Celti, in Italia, Grecia, Russia, Asia e Africa; Giasone e gli Argonauti nel Ponto, a Bisanzio, in Asia, a Samotracia.

Con il Cristianesimo, la Palestina comincia ad essere la meta fondamentale dei Pellegrinaggi Cristiani. Si crea la topografia dei luoghi santi, quindi vengono fissate e stabilite le vie di accesso, le tariffe e i guardiani. Nel quarto secolo si stabiliscono gli itinerari principali per la Palestina, da Bordeaux a Tolosa, Narbona, Milano, Padova, Belgrado, Sofia, Adrianopoli, Costantinopoli e lungo la strada militare attraverso la Siria fino a Gerusalemme. Nel decimo secolo, i cluniacensi organizzano pellegrinaggi e costruiscono ricoveri lungo i percorsi principali e nella stessa Palestina. Si fissano anche le regole per i pellegrini e il loro abbigliamento tipico. Non devono portare  armi, e devono viaggiare scalzi, con la semplice veste lunga e sciolta di stoffa grossolana, il cappello a tesa larga e la bisaccia, che diventano i contrassegni del pellegrino. Nell’undicesimo secolo nasce il pellegrinaggio di massa e vengono ad affermarsi anche altre mete della topografia cristiana: Roma e San Jacopo di Compostela, in Galizia, per citare le più famose.

Il ruolo del pellegrinaggio

Il ruolo del pellegrinaggio, sia ai fini pratici, sia a quelli simbolici, è eccezionalmente significativo per tutte le religioni. Intrinseca al pellegrinaggio è l’idea del viaggio materiale, verso un tempio, una città, un santuario o una sacra reliquia. Sul piano spirituale il pellegrinaggio rappresenta invece il viaggio verso la verità ultima , una maggiore presa di coscienza , traendo dalle difficoltà pratiche e dalle opportunità di riflessione del viaggio materiale  – spesso disagevole – nuovo ardore spirituale e maggiore autocoscienza.

Per molti pellegrini la fine del viaggio porta tuttavia con sé prima di tutto vantaggi tangibili.

Per gli induisti , per esempio, morire e Benares sulle rive del Gange significa sfuggire al rinnovarsi del ciclo Vita- morte – rinascita.

Mete dello spirito

Nel mondo antico si compivano pellegrinaggi all’oracolo di Delfi per porre alla sacerdotessa del dio Apollo domande sulla vita quotidiana.

Nel Medioevo l’Europa Cristiana era percorsa da una fitta rete di itinerari per luoghi sacri e santuari. Una delle mete più importante era la tomba di San Tommaso Becket nella Cattedrale di Canterbury, nell’Inghilterra meridionale.

Il luogo più sacro per il mondo islamico è La Mecca in Arabia Saudita, dove ogni anno migliaia di musulmani compiono l’Hajj (pellegrinaggio in tutti i luoghi sacri).

Non tutti pellegrinaggi hanno come meta ultima un tempio o un santuario: esistono ancora infatti alcuni devoti disposti a compiere il sacro percorso di circa 50 km intorno alla cima innevata del tibetano Monte Kailash.

Di recente, ha suscitato scalpore la notizia che il governo cinese avrebbe concesso il permesso ad una spedizione di alpinisti spagnoli di scalare il Monte sacro dei Tibetani. Un sacrilegio ed un insulto al credo religioso non solo per i buddisti di tutto il mondo, ma anche per gli induisti, che ritengono il Kailash la sede del dio Shiva. Per loro è come se un giorno Reinhold Messner decidesse di scalare la cupola di San Pietro o la Moschea della Mecca. Il Kailash alla stregua delle grandi cattedrali della religiosità è un  luogo dello spirito , prima che fisico, destinato a rare figure di illuminati, uomini che hanno già realizzato la loro natura divina, come il santo Milarepa, che fu poeta, mistico e “yogi” dai poteri eccezionali.

La sagoma del monte si staglia come una visione celando i segreti che lentamente la scienza , ha, nel corso dei secoli, iniziato a disvelare confermando antiche credenze che sembravano frutto delle solite superstizioni popolari. “Centro del Mondo”, “Tetto della Terra”, “Ricettacolo d’oro e di pietre preziose”, “Sorgente dei quattro fiumi”: erano le sue antiche definizioni. Si scoprì poi, che effettivamente nelle sue viscere sgorgavano le sorgenti del Bramaputra, dell’Indo, del Sutlej e del Karnali, quattro fra i più importanti fiumi d’Asia. I pellegrini tibetani girano per tre giorni attorno alla sua vetta, spesso prostrandosi a terra lungo il cammino. A chi compie 108 volte il suo perimetro, dicono, è garantita la salvezza eterna. In india  il pellegrinaggio verso luoghi sacri è fra le pratiche più  antiche e popolari della devozione hindu, come viene testimoniato già nel testo epico del Mahabharata.

 

Oggi la maggior parte dei pellegrinaggi vengono organizzati dalle parrocchie e dalle associazioni religiose. Le mete ovviamente sono quelle dei grandi pellegrinaggi da Medjugore a Lourdes, da Pietralcina e Camaldoli.  Il viaggio verso i luoghi dello spirito in realtà è rivolto a tutti senza limite d’età. Chi viaggia per fede, intraprende un cammino per raggiungere mete cariche di simbolismo e spiritualità. Sin dai tempi più remoti il credo religioso ha rappresentato una delle motivazioni più forti per mettersi in cammino. Oggi le masse di fedeli continuano a visitare luoghi permeati di sacro al seguito di organizzazioni religiose, o grazie a piccoli tour operator, in grado di raggiungere le nuove mete della “spiritualità” a costi molto competitivi. Alcune culture religiose pretendono dal fedele almeno un pellegrinaggio. Roma, Gerusalemme, Santiago de Compostela sono state fra le mete più ambite dei giubilei e dei romitaggi occidentali, mentre Benares, sulle rive del Gange (in India) e il Monte Kailash (in Tibet) sono stati (e sono) il richiamo indiscusso dei fedeli nel mondo orientale. Oggi ognuno di questi luoghi continua a richiamare gente da tutto il mondo, non solo quella legata ad un particolare credo religioso. Sono sempre di più i turisti che, durante un viaggio, includono la visita ad un luogo sacro, ad un Tempio o ad un Santuario alla ricerca di emozioni e sensazioni che solo l’energia accumulata nei secoli in questi luoghi può dare.  Il pellegrino ancora oggi è il viaggiatore alla ricerca di significati interiori. Come nel passato si appresta ad un contatto col mondo per entrare più in armonia con se stesso; a volte torna dal viaggio sentendosi cambiato, in un certo senso ‘migliorato’, come se avesse recuperato un colloquio interiore perduto. Le sistemazioni scelte sono spesso semplici e spartane, ma sempre pulite e accoglienti, come nel caso delle foresterie di monasteri, conventi ed abbazie.

Queste le regole e l’ abbigliamento del pellegrino D.O.C. Intanto è vietato portare  armi, deve viaggiare scalzo (a volte venivano concessi i sandali) , deve indossare una semplice veste lunga e sciolta di stoffa grossolana, portare un cappello a tesa larga e l’indispensabile bisaccia per l’acqua. Simbolo per eccellenza era il bastone , chiamato bordone. I pellegrini portavano anche dei distintivi che segnalavano la meta o il luogo di provenienza. Chi era di ritorno da Gerusalemme sul saio riportava cucito un ramo di palma (detto appunto “palmiere”), mentre i pellegrini che erano stati a Roma (detti Romei) avevano sul cappello l’immagine sacra della Veronica e ancora i reduci da Santiago de Compostela ostentavano come simbolo, una conchiglia che poteva essere disegnata o reale chiamata anche “pettine di San Giacomo”.

Nell’undicesimo secolo nasce il pellegrinaggio di massa e vengono ad affermarsi anche altre mete della topografia cristiana: Roma e San Jacopo di Compostela, in Galizia, per citare le più famose.

Un pellegrino con un buon allenamento (e tanta fede) percorreva mediamente al giorno a piedi circa 30 km. Il pellegrino che faceva 200 km in 10 giorni comprese le traversate dei fiumi e il superamento delle montagne, doveva ritenersi contento. Il pellegrinaggio poteva venire svolto anche per interposta persona : ad un nobile ricco, troppo impegnato nella sua vita mondana, era concesso, in cambio di denaro, di mandare un suddito in pellegrinaggio in Terra Santa al posto suo. Come dire :“scusa avrei bisogno di una grazia speciale dall’Altissimo… ti spiace recarti un attimo a Gerusalemme, scalzo, solo e a piedi, fare penitenza al posto mio.. così sarò assolto… eccoti i soldi…”

Si crearono associazioni di pellegrini e le vie di comunicazione si moltiplicarono per favorire i loro transiti. Nelle locande, nelle “mansiones” e nelle Abbazie i pellegrini di ogni razza e cultura da oriente a occidente s’incontravano e lo scambio d’informazioni diventava una sorta di CNN in grado di aggiornare sui fatti che stavano accadendo in diverse parti del mondo e far comunicare culture molto distanti tra loro.

Il termine Albergo deriva da hereberga, termine con cui attorno al Mille s’indicavano gli accampamenti militari. A partire dal XII secolo, nell’Europa meridionale le parole albergarius e albergator  cominciavano ad affiancare quella di Hospes  per  indicare il gestore di un locale pubblico che concedeva alloggio a pagamento ed esercitava quest’attività per professione.

 

PELLEGRINAGGIO DI SANTIAGO

Fra i più famosi itinerari sacri, tutt’ora meta di grande richiamo, c’è senz’altro il Cammino di Santiago di Compostela. Si tratta del percorso che fin dal Medioevo i pellegrini intraprendono per giungere al Santuario di Compostela , presso la tomba di Giacomo il Maggiore. Quando si parla del Cammino di Santiago ci si riferisce generalmente al solo cammino in terra Francese o di San Giacomo. Esistono in realtà altri 6 itinerari: il Cammino Aragonese, del Nord, inglese del Sud – Est, portoghese, la Finisterra Muxia e la rotta marittima. Il Cammino Francese è quello più conosciuto in quanto era la rete di congiunzione di Santiago con Roma e la Terra Santa. Il Cammino francese oggi percorso da migliaia di persone a piedi o con vari mezzi prende il via da Saint Jean pied de Port, un grazioso e antico paese situato sui Pirenei a  ridosso del confine spagnolo situato a 774 chilometri da Santiago de Compostela. La concha amarilla, ovvero la conchiglia gialla simbolo del pellegrinaggio è il segnale che guida attraverso la via sostituita talvotla per comodità da una freccia gialla.

La via Francigena o via Romea

Era la via che dal nord da Canterbury scendeva verso il sud e aveva come meta Roma Santiago de Compostela e Gerusalemme. In realtà non si trattava di un unico percorso ma di una ragnatela di vie e sentieri che attraversavano l’Europa, passando dai valichi e dai passi principali: Monginevro (Mons Matrona), Moncensisio, Monte Bianco ( San Bernardo), Stelvio etc. Dette anche vie Romee, fanno riferimento simbolico al pellegrinaggio che il vescovo Sigerico, nel X sec., fece partendo da Canterbury per raggiungere Roma. Erano percorsi tortuosi e impegnativi per i pellegrini che a piedi si trovavano ad affrontare rigide temperature e passi impervi. Lungo i tragitti sorgevano degli Hospitii, dei ricoveri per i viandanti i più ambiti erano quelli che potevano avvalersi di presenze di acqua termale come ad esempio a Pre Saint Didier e a Bormio. Vi erano anche linee di pellegrinaggi particolari aventi simbologie e valenze destinate a monaci di alto lignaggio come quello identificato dalla presenza di San Michele.

La linea Sacra di San Michele

Si tratta di una linea immaginaria che segue i luoghi dedicati all’arcangelo che nella Bibbia combatte Satana ed è a capo delle milizie angeliche. La linea, secondo alcune teorie evidenzia alcuni punti particolarmente forti a livello di energie e magnetismo terrestre e tocca Mont Saint Michel in Normandia, la Sacra di San Michele in Val di Susa – Piemonte per arrivare al Castel Sant’Angelo nel Gargano e da qui raggiunge Israele e la terra Santa. Grandi Santuari dedicati all’arcangelo Michele sorgerebbero proprio nei luoghi dove l’energia tellurica è più forte e dove nei secoli sono avvenute apparizioni e fenomeni legati all’effige del potente arcangelo. Il popolo germanico era particolarmente legato alla figura dell’Arcangelo Michele e molte delle sue virtù guerriere sono le stesse appartenute al dio germanico Odino. Nel corso dei secoli questi luoghi dedicati al culto micaelico furono mete di pellegrini illustri  i cui nomi ritroviamo fra papi famosi come Alessandro II, Celestino V e Giovanni Paolo II, e sovrani come Ludovico II, Matilde di Canossa  Alfonso di Aragona e Fedinando il Cattolico. Il culto partì dall’Oriente Bizantino e in Occidente fu seguito da Longobardi, Normanni, Svevi e Angioini  diventando nel tempo un importante collante anche politico. Alcuni sostengono che questa via di centri di potere e di culto, l’antica “Via Sacra Langobardorum”, sia dedicata al “risveglio” dell’uomo e come tale presto sarà di nuovo oggetto di attenzione e di frequentazione. Etimologicamente il nome dell’arcangelo in ebraico pone una domanda inquietante “chi è come Dio?” ovvero Mi-ka-El.

CONVENTO DI ST SERGE

A Maaloula, uno fra i più suggestivi paesi siriani, si parla ancora l’aramaico la lingua di Gesù. Arroccato su una ripida parete rocciosa si può pernottare in un convento del IV secolo.  Il Convento di San Sergio (Deir Mar Sarkis) ha appena 6 camere disponibili per un totale di 15 posti letto.

 

LUOGHI SACRI , METE DI PELLEGRINAGGIO

Lourdes – Francia

La mecca – Israele

Medjugore – Polonia

Fatima – Portogallo

San Giovanni Rotondo – Italia

Pietralcina -Italia

Camaldoli – Italia

Assisi – Italia

Compostela – Portogallo

Monte Kailash – Tibet

Benares – India

 

Photo credit: Stuck in Customs / Foter.com / CC BY-NC-SA

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